
Storia ed evoluzione dello snack SuGuttiau nato e prodotto in Sardegna.

Foto dal sito www.sardegnaturismo.it
Un’isola magica, dalla posizione strategica, un nodo cruciale per tutto il Mar Mediterraneo. Profumi, sapori e tradizioni secolari confinati in una terra dalle lunghe spiagge, l’acqua cristallina e un entroterra “crudo” e selvatico.
Antichi mestieri, allevamento e pratiche rurali sembrano non sostenere le logiche del business globale. Molte di queste stanno via via estinguendosi o comunque non riescono ad essere pienamente valorizzate. Procedono talvolta a stento con la mancanza di un’idea di business solida, senza obiettivi e senza una strategia per raggiungerli.
Il mercato online oggi è accessibile grazie ad internet. Questo se approcciato nella maniera corretta può essere un’opportunità per le aziende e le organizzazione sarde che si trovano a possedere un patrimonio storico culturale ricco di tradizioni.
Riuscire a valorizzare il proprio prodotto legandolo al brand Sardegna è sicuramente un punto di vantaggio se rivolto al target giusto. SuGuttiau è un’azienda che ha la Sardegna nel suo DNA.
SuGuttiau: un’azienda che ha fatto della tradizione sarda il suo punto di forza
La valorizzazione di un prodotto tipico, sembra un qualcosa di estremamente semplice e logico dal punto di vista imprenditoriale. Essendo un qualcosa di tipico e spesso viene tramandato e custodito da generazione in generazione. Ognuno ha la sua ricetta, ha imparato i segreti ed è diffidente dal condividere il suo know-how agli altri.
Il problema si presenta nel momento in cui i protagonisti sono tanti, la domanda locale è abbondantemente soddisfatta e si cerca di vendere il ghiaccio agli eschimesi.
Se invece lo stesso prodotto lo assimiliamo ad un’esperienza, ad una sensazione, ad una terra grazie ad attività di brand positioning lo proponiamo ad un target in grado di apprezzarlo maggiormente, avremmo più possibilità di riuscita del progetto aziendale.
Ed è proprio questo che riuscita a fare l’azienda SuGuttiau in tempi non sospetti. Creare un brand, nel settore degli snack ad altissima competizione, con un packaging accattivante e un prodotto che ha origine dalla tradizione agro pastorale sarda.
Sgranocchiare questo snack croccante si traduce nella mente del turista o dell’emigrato in Sardegna. Cerchiamo di capire come e grazie a cosa questo collegamento avviene.
Storia ed evoluzione del brand SuGuttiau: Intervista ad Anna Dessolis
Vediamo più da vicino questo brand 100% made in Sardinia. Ho avuto un colloquio molto interessante con Anna Dessolis, socia e responsabile dell’azienda SuGuttiau.
D. Ciao Anna, sono Gilles Dino Guarino redattore per il WMT2018. Potresti spiegarmi come nasce l’azienda SuGuttiau?
R. Ciao Gilles, piacere. Tutto nasce dall’intuizione di un uomo e dalla sua idea di rendere il pane carasau, prodotto tipico della Sardegna in uno snack adatto ai consumi di oggi.
Non stiamo parlando di uno snack prodotto dalla patata, ma invece di un prodotto ottenuto dalla semola di gran duro più simile al pane.
L’idea è stata presa dalla tradizione barbaricina ed è strettamente legata alla storia e alla produzione del pane carasau.
Invece di cuocere le sfoglie di grano duro in forno, si è pensato di friggere i quadrati di grano duro ottenuti sezionando i fogli di carasau. Così nasce SuGuttiau.
Per questa scelta i valori nutrizionali sono consoni a farlo rientrare in questa categoria alimentare.
Ovviamente con il tempo l’idea è stata copiata ed utilizzata da tutti i forni che producono carasau che impacchettano il prodotto artigianale in bustine e lo distribuiscono nelle botteghe, alle fiere e nei supermercati.
Quando e dove nasce l’azienda SuGuttiau?
L’azienda nasce alla fine degli anni ’80 ad Ardauli un piccolo comune al centro della Sardegna nella regione storica del Barigadu.
All’inizio si cominciò a produrre, con metodi tradizionali, questo nuovo snack nel piccolo laboratorio ad Ardauli, in provincia di Oristano. Molti dei primi dipendenti sono ancora gli stessi e questo sicuramente ci ha permesso di garantire una continuità del prodotto negli anni.
Oggi l’azienda ha sede a Tramatza, sempre in provincia di Oristano, ma grazie gli apprezzamenti e l’aumento della richiesta nel mercato nazionale e non solo, presto sposteremo lo stabilimento e il processo di produzione a Macomer, in una sede più grande.
Quali sono le qualità che ne hanno permesso la crescita del brand SuGuttiau?
Diciamo che la nostra forza rispetto ai competitor e a chi è venuto dopo è stata la creazione di un brand riconoscibile.
All’idea visionaria si è aggiunta poi la costanza e la scelta di utilizzare sempre la stessa ricetta, garantita anche dalla qualità delle materie prime utilizzate in fase di produzione.
La forza del nostro prodotto è stata creare il brand, ma tutto è partito dall’idea di un singolo uomo. Per questo tengo particolarmente a raccontare questa storia, che nel contesto imprenditoriale sardo assume secondo me ancora più valore.
D. Quale rapporto ha l’azienda con il digitale ed il web più in generale?
R. Il digitale e il mercato online per la nostra azienda è sempre stata un’occasione da sfruttare. Siamo sbarcati online con un sito che ci serviva principalmente come biglietto da visita.
In seguito, ormai 4 anni fa, abbiamo deciso di creare il nostro e-commerce per permetterci di uscire dalla logica strettamente locale e aprirci al mercato nazionale e internazionale sfruttando la forza del brand.
Attualmente lo shop online vende tutto l’anno, ad un target principalmente nazionale. È curioso come ogni anno assistiamo ad un boom di vendite online che in genere parte da Settembre per arrivare ad Ottobre inoltrato.
Questo è dovuto all’acquisto da parte dei turisti (ma anche dei tanti nostalgici) che durante l’estate sono venuti in vacanza in Sardegna e hanno conosciuto il brand SuGuttiau. Acquistarlo per loro significa rivivere, riassaporare la Sardegna la vacanza, il periodo più bello dell’anno.
Il cliente collega il nostro brand alla Sardegna. Riesce ad evocare una serie di emozioni, ricordi di felicità e spensieratezza, possibili solo in vacanza. E come se lo snack li facesse evadere dalla normale quotidianità, tornando a quei giorni passati in Sardegna.
Abbiamo inoltre per ragioni principalmente di branding una presenza sui social network che si articola principalmente su Facebook e Instagram.
D. Cosa pensi del web oggi. Quali opportunità e quali preoccupazioni si nascondo su internet?
R. Sicuramente il web rappresenta un’opportunità di business per le aziende come la nostra. Basta ragionare in termini di accessibilità del prodotto da parte del target di riferimento.
Ovviamente il nostro prodotto è apprezzato dal un target sardo, ma per quanto riguarda il mercato nazionale il commercio online e la grande distribuzione permettono di mantenere vivo il legame tra il brand il cliente, cosa che prima era molto più difficile.
D. Il web rappresenta un’opportunità di business considerevole per SuGuttiau. In che modo il digitale verrà ad impattare con il futuro dell’azienda?
L’azienda vorrebbe investire maggiormente nell’implementazione della presenza online, dedicandogli maggiore budget. Ma purtroppo non è facile. C’è la costante gestione di quelle che sembrano priorità, uniti alla pressione fiscale, al mercato di riferimento e ai competitor.
Inoltre ci scontriamo con la realtà imprenditoriale della Sardegna. La concorrenza è tanta e in tanti ormai producono la stessa nostra tipologia di prodotto.
In questo il brand fa la differenza. Riuscire a legare il marchio a valori ed emozioni rende il brand duraturo nel tempo, andando oltre il prodotto e facendo braccia nella mente del consumatore.
D. Grazie Anna per la pazienza, abbiamo quasi finito. Un’ultima cosa: che consiglio daresti ad un giovane che sta incominciando ora a costruire il suo futuro lavorativo in Sardegna?
Purtroppo come tu sai bene da Firenze, nonostante la bellezza della nostra terra ci sono delle circostanze e delle dinamiche di contorno che limitano le possibilità di sviluppo professionale.
Molti giovani si spostano per studiare e finiscono per trovare il loro percorso professionale lontano dalla Sardegna. Lo spopolamento demografico ne è una testimonianza.
Il consiglio che mi sento di dare è quello di guardarsi attorno, vedere, imparare e studiare, ma sopratutto di crederci.
Inoltre penso che in Sardegna siamo poco solidali tra noi stessi. Generalmente ognuno è abituato a guardare il proprio orticello, mentre si aspetta il continentale che arriva dall’estero a rubare il lavoro e le nostre risorse.
D. Grazie Anna. È stato molto stimolante approfondire la storia di questo brand 100% sardo, che vede internet e il marketing digitale come un’opportunità di evoluzione.
Le mie conclusioni: in che modo una giovane azienda che opera a livello regionale può sfruttare le opportunità del digitale ?
L’Italia è costituita da tante realtà regionionali diverse, ognuna con il suo patrimonio storico culturale e gastronomico da preservare e condividere.
In Toscana la Bistecca alla Fiorentina è d’obbligo, come un bicchiere di Chianti. A Milano il risotto e la cotoletta non posso mancare, mentre in Sardegna pane carasau o guttiau, formaggi e maialetto ti danno il benvenuto.
Le aziende e i brand presenti sul territorio, cercano di valorizzare e capitalizzare questo patrimonio. C’è chi riesce a sfruttarlo maggiormente, aprendosi al mercato globale e attirando target differenti tutto l’anno.
L’opportunità di questo periodo storico è internet. Riuscire a capitalizzare il patrimonio regionale percepito spesso come scontato o inflazionato dagli autoctoni, permette di differenziarsi e far conoscere il brand in tutto il mondo.
Che la Sardegna sia un brand forte capace di emozionare e attrarre consumatori non è una novità. Non può che essere altrimenti per un’isola al centro del Mediterraneo, con spiagge lunghe e incontaminate, mare celeste e tradizioni che si tramandano da generazione in generazione.
La birra Ichnusa lo sa bene e lo ha dimostrato con lo spot firmato Leo Burnett, trasmesso in televisione a livello nazionale che ha riscosso molto successo anche sui social.
Da buon Sardo so bene che storicamente nutriamo un grande senso di appartenenza giustificato da forti tradizioni linguistiche e socio culturali.
Eppure la percezione dal punto di vista personale è che si riesca a raccogliere ancora poco dell’effettivo potenziale. Questa non vuole essere una critica, ma un’osservazione costruttiva derivante dalla visione delle attitudini imprenditoriali di altre regioni come la Toscana, la Liguria e la Lombardia.

Mappa delle lingue e dei dialetti della Sardegna. Dal sito www.wikipedia.org
Oggi nell’era di internet l’identità deve diventare un punto di forza. Penso che bisogna unirsi e coalizzarsi, facendo emergere le differenze sul territorio come patrimonio culturale. Superare i campanilismi che regnano da secoli, per il raggiungimento di un obiettivo comune: valorizzare il proprio progetto locale portandolo ad un livello nazionale.
L’altro deve diventare un’occasione di valorizzazione della propria identità, non una qualcosa da guardare con timore e disprezzo.
Una strategia condivisa con obbiettivi solidi e graduali potrebbe evitare la vendita al ribasso, una commercializzazione eccessiva o semplicemente spazzare via quell’alone di negatività sull’imprenditoria, che caratterizza il modo di fare impresa in ogni contesto regionale.
Dunque sul lungo periodo, una strategia incrociata e condivisa, che sfrutta internet e le opportunità del digitale permetterebbe ai brand, ai singoli e alle istituzioni, di aprirsi ai mercati internazionali su molteplici fronti, valorizzando la propria identità senza bisogno di reinventarsi.